Perché abbiamo paura del confronto e perché invece dobbiamo abbracciare l’idea di gruppo

Confronto. Si tratta di una parola semplice ma che racchiude un  significato molto denso. 

Il confronto non è facile perché significa ascoltare l’altra persona, e farlo davvero. Portare dentro di sé ciò si è ascoltato, metabolizzarlo, confrontarlo con le proprie idee e poi porsi  in una posizione centrale che può comportare il rischio di rivedere le proprie convinzioni. Quest’ultimo passaggio è il più doloroso perché spesso si è troppo convinti delle proprie capacità, delle proprie conoscenze e del proprio vissuto. Abbandonarsi al dubbio e alla riflessione porta inevitabilmente ad assumersi una grande responsabilità: essere artigiani di sé stessi. Quante volte guardiamo alle disavventure altrui e con un ghigno recitiamo quasi fosse un mantra “Menomale che non è capitato a me?”

In questi casi l’Ego si gonfia, e la coscienza si addormenta. Invece no. 

Assumersi le proprie responsabilità fa male, perché quella sensazione di “potenza” scivola via e ci si deve abbandonare al fatto che siamo un po’ padroni e un po’ strumento di quel fenomeno misterioso che si chiama vita.

Cosa c’entra il confronto con tutto questo?

Molto semplice. L’essere umano durante la fase di veglia sfrutta parte delle sue capacità, per la maggiore latenti. Avendo quindi una visione parziale della realtà, questa inoltre influenzata dal vissuto e dalle idee, non può conoscere tutto, e quindi avere la risposta pronta a ogni problema. 

Il confronto permette di unire più vissuti, più angolazioni, più idee. 
Proprio come un diamante: si creano più sfaccettature di un’unica creatura.


“Il tutto è più della somma delle singole parti"


Allora il confronto si rivela essere un potentissimo strumento di unione, dove il singolo, pur rimanendo tale e senza corrompere la sua integrità, ma completandola, attinge dagli altri e dona agli altri.  L’idea di gruppo si estranea dal caos e si condensa fino a che non diventa indipendente. 
Sarà poi il gruppo, con i dovuti aggiusti e le varie avventure della vita a dare man forte agli individui e a tirare fuori idee per affrontare i problemi.

In definitiva, quindi, l’idea della politica di potere affidata a pochi è tecnicamente obsoleta, non riesce più a dare risposte in un contesto ormai internazionalizzato che vivono anche i piccoli comuni. 

Piedimonte Futura è nata come progetto di condivisione a piccoli passi. 

Dove normalmente si sarebbe pre-costituita una lista da somministrare come una medicina a un gruppo di problemi, qui ci si lascia andare al dubbio e alla tensione fino alla fine: fino a che ogni processo non si completi, portando poi a un risultato.

Nell’epoca dell’egoismo da Social, di individualismi e di paure e ansie, più che mai è necessario aprirsi, senza annullare se stessi per trovare soluzioni concrete che prima o poi dovremo attuare per riprendere le redini di quel futuro ora circondato dalla nebbia.



#piedimontefutura

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