Ma davvero tutto ha un “costo”?


2018, un anno che a qualche visionario cittadino degli anni 80’ avrebbe ispirato l’idea di una società a base di auto volanti e teletrasporto. Una società in cui non si sarebbero più utilizzati carburanti fossili.
2018, in Italia, rappresenta un anno in cui i soliti problemi si rafforzano e piombano sulle spalle dei cittadini, ancora strozzati dalla annosa crisi economica; ancora frastornati da un panorama politico essenzialmente piatto e intriso di argomenti ridondanti.

Nell’ambito della prima edizione del corso introduttivo di Politica e Amministrazione, organizzato dall’Associazione “Piedimonte Futura”, il relatore, Santo Fabiano, ha portato all’attenzione argomenti che meritano lunghe meditazioni.

Santo Fabiano è specialista e docente formatore in anticorruzione e trasparenza pubblica. La sua lezione è stata più un prendersi un caffè al bar e chiacchierare tra amici che un classico convegno.
Non si è trattato, quindi, del solito incontro a base di concetti di diritto imbevuti di barocchismi; si è trattato di un incontro informale in cui un uomo di esperienza ha portato la sua conoscenza a portata di un pubblico eterogeneo, e lo ha fatto adottando un linguaggio semplice. Ha poi avuto l’accortezza di avere l’occhio sempre rivolto all’assemblea, coinvolgendola nel dibattito.

Tralasciando le varie nozioni tecniche sulla complessa tematica della Trasparenza amministrativa, parlando del ruolo delle Istituzioni e del cittadino, ci si è soffermati su quello che è un vero e proprio problema, la differenza tra i termini “valore” e “costo”.

«Si sbaglia a pensare che tutto abbia un costo. Bisogna portare a tema i “valori”»

Ecco perché il titolo di cui sopra.
Ormai viviamo in una Società in cui si è abituati a dare un costo a tutto: dai beni ai sentimenti. Si fa sempre un ragionamento aziendale anche con cose che non sono aziendali.

Questo atteggiamento, se reiterato, porta a percepire la realtà in maniera distorta. Porta a tagliare fuori dal ragionamento la storia dei comuni e delle comunità; i beni antichi; i quartieri storici. Un ragionamento che punta all’aziendalismo non tiene conto del sacrificio e dell’energia emozionale che c’è dietro alle cose.

Pensiamo alla vita di un artigiano e ai suoi prodotti; pensiamo alla tremenda responsabilità che ha un docente di scuola; pensiamo al postino che porta le lettere al freddo e al gelo in groppa a un motorino, spesso sgarrupato; pensiamo a un barbiere, che al chiuso nella sua bottega vede il mondo solo la domenica e durante le vacanze estive (forse). Pensiamo alla storia degli uomini, non alle monete. 

Sintonizzandoci sulla lunghezza d’onda del rapporto “investimento-guadagno”, molte città italiane non hanno speranze. Molte città italiane sono rappresentate dalla loro storia, dalla loro architettura, dalle esperienze vissute da chi oggi cammina sostenendosi con un bastone da passeggio.
Allora la riflessione che emerge è: se traslassimo l’attenzione verso i valori, portandoli a tema, quanto cambierebbe la percezione della realtà? Come reagirebbe la politica, e tutte le strategie amministrative?
Potrebbe essere questa la chiave di volta per uscire da una vera e propria crisi, che oltre al colpire il portafogli, affonda la sua lama avvelenata nelle personalità degli esseri umani che ogni giorno percorrono strade, autostrade e sentieri di montagna?


di #GuglielmoFerrazzano

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